La sorveglianza di massa pone ancora molti interrogativi e Snowden ce lo ricorda
Quando nel 2013 Edward Snowden ha rivelato i dettagli dei programmi di sorveglianza di massa portati avanti dall’NSA, ha dato inizio a un acceso dibattito sulla privacy e la sicurezza digitale. La discussione ha raggiunto il suo apice qualche mese fa, quando Apple si è rifiutata di eseguire un’ordinanza del tribunale presentata dall’FBI in cui si chiedeva di accedere all’iPhone del sospetto terrorista Syed Farook della strage di San Bernardino. Nel frattempo, giornalisti e attivisti sono sempre più sotto attacco da parte di agenti stranieri.
Sono passati più di 3 anni dalle rivelazioni di Snowden sulla NSA… ed è facile dimenticare che la sorveglianza di massa solleva molte domande. In un episodio di Vice News intitolato “Stato di sorveglianza,” Shane Smith (fondatore di Vice) è andato a Mosca per incontrare l’uomo che ha dato inizio a tutto questo, Edward Snowden. In una lunga intervista Snowden ha sollevato tre importanti questioni relative alla sorveglianza di massa. L’uscita nei prossimi giorni del film Snowden nelle sale cinematografiche italiane è l’occasione per soffermarci su alcune sue considerazioni.
Perché preoccuparsi della sorveglianza di massa?
Perché non si sa mai cosa può succedere… un giorno i tuoi dati potrebbero anche essere usati contro di te. “Anche se oggi vi fidate del vostro governo, chi può dire che un giorno questo possa cambiare?”, dice Snowden nell’intervista a Vice News. “Tu sarai vulnerabile di fronte a un sistema di sorveglianza già fermamente radicato. Cosa succederà quando qualcuno dirà: Sai una cosa? Utilizzeremo a pieno regime questo sistema di sorveglianza per assicurare la stabilità della nostra nuova amministrazione.”
I programmi di sorveglianza di massa servono soprattutto per scovare i terroristi. Ma secondo Edward Snowden, il sistema è destinato al fallimento.
“Ho lavorato per la NSA – spiega Snowden – durante l’inchiesta che seguì il bombardamento della maratona di Boston. Stavamo guardando la notizia da noi dicendo che gli autori probabilmente erano già inclusi nei nostri database. E sono abbastanza sicuro che a Parigi, le nostre controparti stavano dicendo la stessa cosa. Questo è il problema della sorveglianza di massa: quando si controlla tutto e tutti, in realtà si hanno anche informazioni su individui pericolosi. Sono incluse nel database. Si hanno quindi a portata di mano le informazioni necessarie per fermare e prevenire le peggiori atrocità … sì, ma a patto che tutti quei dati si riescano a interpretare. E’ un dato di fatto: la sorveglianza di massa non è efficace per prevenire attacchi di questo tipo e non lo è mai stata.”
Poi cita due commissioni indipendenti che la Casa Bianca ha ingaggiato per valutare i programmi di sorveglianza di massa. Entrambe sono giunte alla stessa conclusione: la sorveglianza di massa non è riuscita a prevenire gli attacchi terroristici. E si sono raccomandate di porre fine a questi programmi.
Se questi programmi sono inefficaci, perché i politici non decidono di interromperli?
Perché nessuno vuole assumersi la responsabilità di un nuovo attacco terroristico. Anche se la responsabilità è attribuita alla persona sbagliata.
“Queste misure sono legate al concetto di lotta contro il terrorismo. I politici, pertanto, non vogliono assumersi la responsabilità di mettersi contro questi programmi di sorveglianza di massa, anche se sono inefficaci. Sanno che ulteriori attacchi terroristici possono accadere. Naturalmente, i loro avversari politici li useranno a loro vantaggio e verranno stigmatizzati. Ma questo atteggiamento otterrà un certo successo. Poiché viviamo in un tempo – conclude Snowden – in cui la politica della paura è più convincente di quella dei fatti“.
Puoi vedere l’intero episodio «Stato di sorveglianza» con Edward Snowden e Shane Smith su Vice News.
Guarda qui il trailer del film in uscita il 24 novembre a Milano e Roma e in tutto il resto d’Italia il 1 dicembre.
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